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sabato 10 gennaio 2015

Salomone e il suo tempio, massoneria e demoni

Gustave Doré (1832-1883):
"Salomone", da QUI.
Salomone (in ebraico moderno Šəlomo o Šlomo, in arabo Sulaymān, in greco Σαλωμων e in latino Salomon), Gerusalemme, 1011 a.C. circa - Gerusalemme, 931 a.C. circa) è stato, secondo la Bibbia, il terzo re d'Israele, successore e figlio del Re Davide.
Il suo regno è datato circa dal 970 al 930 a.C. e fu l'ultimo dei Re del regno unificato di Giuda e Israele. Secondo il racconto biblico era figlio del Re Davide e Bath-Sheba (Betsabea), che era stata moglie di Uria l'Ittita (Uria l'Eteo). Gli succedette il figlio Roboamo, che Salomone aveva avuto dalla moglie ammonita Naama, che regnò solo sul Regno di Giuda. Il suo regno viene considerato dagli ebrei come un'età ideale, simile a quella del periodo augusteo a Roma. La sua saggezza, descritta nella Bibbia, è considerata proverbiale. Durante il suo regno venne costruito il Tempio, che da lui prende il nome (Tempio di Salomone), che divenne leggendario per le sue molteplici valenze simboliche. Particolari su vita, opere e saggezza di Salomone sono narrati anche nel "Libro sacro della Gloria dei Re", ovvero il Kebra Nagast (testo etiope, poiché suo figlio regnò in Etiopia, redatto tra il IV e il VI secolo d.C., ma nella sua versione definitiva nel XII secolo). Del periodo precedente la sua incoronazione le scritture dicono poco di lui. Salomone divenne re per designazione divina (1Cronache 22,9), e la congiura di Adonia, suo fratellastro accelerò solo i tempi. Il primo atto della reggenza di Salomone fu la messa a morte del fratello Adonia e di Joab, generale di Davide, per la congiura; condannò a morte anche Shimei per essere venuto meno al giuramento di residenza a Gerusalemme dopo che gli era stata condonata la vita per aver offeso Davide. Importante fu anche la destituzione dalla carica di sommo sacerdote di Abiathare a favore di Tsadok. Il punto di snodo del regno di Salomone fu la richiesta a Dio di dargli il discernimento, necessario secondo lui, per governare un popolo. Dopo questo fatto la sua potenza e ricchezza divennero leggendarie. Alla metà del X secolo a.C. iniziò la costruzione del Tempio (1Re. 6,1) che terminò in circa sette anni (1Re. 6,38).
Giovanni Demin (1789-1859):
“Re Salomone e la regina di
Saba”, da: QUI.  
Questo dato è importante per capire la grandezza di Salomone, poiché Erode impiegò ben quarantasei anni per ampliare il Secondo Tempio (Gv. 2,19), probabilmente senza riuscire a riportarlo allo stato originario. Le storie dell'amore tra Salomone e la Regina di Saba, Makeda, e della nascita del loro figlio primogenito, Menelik, sono narrate con ricchezza di particolari nel libro sacro Kebra Nagast, il Libro della Gloria dei Re. Questo antico testo sostiene anche che un tempo tutto il mondo fu composto da tre regni (...) guidati da tre Re, i tre figli di Salomone , e che ci fu un lungo periodo in cui i Re di tutto il mondo discendevano dalla stirpe di Sem.

La saggezza di Salomone - Il primo Libro dei Re dà un esempio significativo della sapienza di Salomone. Nel mondo antico era un fatto comune chiedere il giudizio del re, non esistendo la moderna suddivisione dei poteri: i regnanti, quindi, erano i giudici supremi a cui venivano sottoposti i casi più difficili. E quello sottoposto al re d'Israele sembrava irrisolvibile. Due donne si presentarono da Salomone: ciascuna aveva partorito un figlio a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro ed entrambe dormivano nella stessa casa. Una notte accadde che uno dei due bambini morì e sua madre, secondo l'accusa, aveva scambiato il figlio morto con quello vivo dell'altra donna mentre questa dormiva. Salomone, dopo aver ascoltato le due donne sostenere più volte le loro tesi, fece portare una spada e ordinò che il bambino vivente fosse tagliato a metà per darne una parte a ciascuna di esse. Allora la vera madre lo supplicò di consegnare il bimbo all'altra donna, pur di salvarlo. Salomone capì così che quella era la vera madre e le restituì il bambino. Fu così reso noto a tutti che Salomone era veramente un re buono, santo, di fede e Zaddiq. Frasi famose di Salomone: "Nel molto parlare non manca la colpa, chi frena le labbra è prudente." e "Il buon nome vale più di grandi ricchezze; la stima, più che l'oro e l'argento."

La fama - Le notizie su Salomone si diffusero in Oriente, tanto che molti "potenti" di allora vollero metterlo alla prova, facendogli visita e portandogli doni. Nella Bibbia ci viene proposto l'incontro con la regina di Sheba (o Saba), molto probabilmente dell'antico regno sabeo, nella zona dell'attuale Etiopia, la cui mitica ricchezza era ben nota alla cultura biblica, che dei Sabei parla nel "Libro dei Popoli". Il libro sacro della Gloria dei Re dell'Etiopia, ovvero il Kebra Nagast, narra dettagliatamente del loro incontro, del loro figlio Menyelek (o Menelik) e dello spostamento dell'Arca dell'Alleanza: secondo la tradizione etiope, seguendo la linea monarchica di discendenza diretta, il duecentoventicinquesimo erede del trono di Salomone è Ras Tafari Makonnen, il Negus, ultimo Re dei Re, incoronato Imperatore il 2 novembre 1930 col nome di Haile Selassie I, letteralmente "Potere della Santa Trinità". Per questa ragione il Re Salomone è tenuto in particolare considerazione anche dai credenti della livity (filosofia di vita) Rastafari. Per "Nell'Etiopia dell'antichità, eventi che segnano il pensiero contemporaneo" clicca QUI 

Salomone autore biblico - A Salomone vengono attribuiti due salmi, la maggior parte del libro dei Proverbi e due libri del canone. Visto che non c'è accordo tra gli studiosi liberali e quelli di orientamento conservatore, in linea di massima si può dire che i primi negano la paternità al re d'Israele di queste opere, mentre i secondi gliele attribuiscono. Queste sono: L'Ecclesiaste o Qoelet, Il Cantico dei Cantici, I Proverbi, Pr 1-22:16, Pr 25-29, probabilmente raccolti al tempo del re Ezechia, I salmi 72 e 127.

Ricostruzione di come doveva presentarsi
 il primo tempio di Gerusalemme.
Il tempio di Salomone - (in ebraico: Beit HaMikdash), conosciuto anche come Primo Tempio fu, secondo il Tanach, la Bibbia ebraica, il primo tempio ebraico di Gerusalemme. Costituì il punto focale della religione e fu il luogo dei sacrifici. Finito di costruire nel X secolo a.C., fu distrutto dai Babilonesi nel 586 a.C. Secondo le fonti rabbiniche della Torah Orale si iniziò a costruire il Tempio nell'833 a.C., terminato nell'826 a.C. e distrutto 410 anni dopo. Dopo l'esilio babilonese i Giudei ricostruirono il tempio di Gerusalemme e questa ricostruzione prese il nome di Secondo Tempio. Prima della sua morte, Re Davide, padre di Salomone, aveva accumulato materiali in gran quantità per la costruzione del Tempio sul Monte Moriah (Cronache I 22:14; 29:4; Cronache II 3:1), in cui aveva acquistato un terreno da Arauna il Gebuseo (Samuele II 24:21 segg.), dove offrì sacrifici. La Bibbia narra che all'inizio del proprio regno, Salomone si adoperò per dare corpo alle idee del padre procurando altri materiali per la costruzione. Dalle cave nella stessa Gerusalemme fece estrarre grandi blocchi di pietra destinati alle fondazioni ed ai muri di contenimento del Tempio, pietre che furono preparate in loco con la supervisione degli esperti costruttori di Tiro. Secondo questa narrazione, Salomone stipulò anche un accordo con Hiram I, re di Tiro, suo genero, per la fornitura di qualunque cosa fosse necessaria per il lavoro, in particolare legname dalle foreste del Libano, che fu portato via mare su grandi chiatte fino a Joppa (Re I, 5), antico nome di Jaffa, da dove fu trasportato a Gerusalemme. Secondo la tradizione, Salomone provvide anche a un adeguato rifornimento idrico facendo scavare grandi cisterne nella roccia, nelle quali affluiva acqua attraverso canali collegati alle "vasche" vicino a Betlemme. Una di queste cisterne, il "Grande mare", poteva contenere più di tredicimila m³ d'acqua e quella in eccesso veniva scaricata nel fiume Kidron. Molti materiali di costruzione del tempioarrivarono dal Punt. La Bibbia cita il Punt come la regione abitata dai discendenti di Cam, figlio di Noè, chiamati Camiti e che si stanziarono tra il Nilo e il Mar Rosso fino all'altopiano dell'Abissinia (vecchi nome per Etiopia) a sud. Più dettagliate descrizioni del Punt, ci pervengono dalla storia della Fenicia. Hiram I per conto dello suocero Salomone fece un viaggio al Paese di Punt, da dove portò ricchezze per abbellire il grandioso Tempio. Le ricchezze del Punt, secondo la Bibbia (nel Libro dei Re), consistevano in incenso, mirra, resine, ambra, agata verde, lapislazzuli, oro, avorio, ebano ed altri legni pregiati. Ma oltre ad Hiram I re di Tiro, citato nella Bibbia in Samuele II, 5:11 per aver inviato materiali di costruzione e uomini per l'edificazione del Tempio, nelle fonti bibliche troviamo un altro personaggio con un nome simile ad Hiram, collocato sempre negli anni di costruzione del Tempio. In Cronache II, 2:13, si racconta di una richiesta formale fatta da Re Salomone di Gerusalemme al Re Hiram I di Tiro, suo genero, per maestranze e materiali per costruire un nuovo tempio; il Re Hiram risponde: "Io ti sto inviando Huram-Abi, un uomo di grande abilità, discendente di parte materna dalla tribù di Dan e con padre nativo di Tiro. È molto capace nel lavorare con oro e argento, bronzo e ferro, pietra e legno e nell'utilizzo di lino fine tinto di porpora, blu e rosso cremisi. È un esperto in vari tipi di bassorilievo ed incisione e può eseguire qualsiasi disegno gli venga proposto. Lavorerà con i tuoi mastri e con quelli del mio signore, David tuo padre".

Il tempio fondante l'origine della massoneria - Il nome di Hiram Abif ricorre spesso come figura allegorica nel rituale massonico, in cui è indicato come l'architetto capo della costruzione del tempio di Salomone, edificato attorno all'anno 988 a.C.. L'Hiram preso a modello dalla massoneria è probabilmente il biblico Huram-Abi, il capomastro di altissima competenza e proveniente da Tiro, citato in Cronache II, 2:13, ruolo più consono a quello di architetto capo dell'Hiram del rituale massonico rispetto a Hiram I, Re di Tiro. Nel Primo Libro dei Re, 7:13-14 della Bibbia, Huram-Abi viene descritto come il figlio di una vedova di Tiro, assunto da Salomone per eseguire gli ornamenti bronzei del nuovo tempio. Rifacendosi a questo passo biblico, i massoni spesso si riferiscono a Hiram Abif come al "figlio della vedova". Hiram aveva vissuto o comunque aveva lavorato almeno temporaneamente, sul terreno argilloso (1 Re 7:46-47) lungo il fiume Jabbok, sulla riva est del fiume Giordano, vicino alla confluenza fra i due fiumi. Secondo la versione della sua storia tramandata nel rituale massonico, l'architetto Hiram Abif venne ucciso da tre operai, che lavoravano alla costruzione del tempio, nel tentativo di estorcere informazioni segrete al Grande Capo Mastro. Quali che fossero queste informazioni o segreti, Hiram non rivelò nulla. Nella versione che ci è stata tramandata, Hiram Abif aveva diviso i suoi operai in tre livelli e assegnato ad ogni livello una parola segreta (per farsi identificare nel momento della riscossione della paga). Secondo la tradizione massonica gli apprendisti erano identificati con la parola "Boaz", gli operai con "Jachin" e i maestri con "Jehovah". Ancora secondo la tradizione massonica più conosciuta, Hiram venne ucciso da tre lavoratori che volevano sapere la parola segreta per passare ad un grado successivo. Venne colpito tre volte alla testa e le sue spoglie furono sepolte, per essere poi recuperate in seguito da Re Salomone, che assicurò all'uomo un'appropriata e degna sepoltura. Gli storici revisionisti e massoni, Christopher Knight e Robert Lomas, dibattono nel loro libro "La chiave di Hiram" l'ipotesi che Hiram Abif fosse in realtà il faraone di Tebe, Ta'o il Coraggioso. In ogni caso, Abif è parte integrante della leggenda fondante della società massonica. Inoltre, secondo una tesi esposta nel libro del giornalista Sergio Frau, "Le colonne d'Ercole: un'inchiesta", vi sarebbe stata stretta relazione tra gli shardana (da sher-dan, un popolo del mare che potrebbe essere identificato con quello sardo), i prìncipi della tribù ebraica di Dan e la perduta tribù che accompagnava Mosè nell'Esodo, tribù alla quale Hiram sarebbe appartenuto. Queste cronache bibliche sono alla base di molte leggende e tradizioni della Massoneria, che usa la costruzione del Tempio come metafora per l'educazione morale. In massoneria il concetto di Hiram risorto sta a identificare il raggiungimento dell'Illuminazione. Per "Massoneria: storia, usi e costumi" clicca QUI.
Federico II Hohenstauffen fece costruire Castel del Monte, in Puglia, secondo l’architettura del Tempio di Salomone le cui quattro misure-chiave erano: 60 - 30 - 20 - 12 cubiti e venne a conoscenza di misteri che celò in un anagramma, ancora oggi indecifrato: su una scultura femminile attorniata da cavalieri fece incidere queste misteriose lettere: D8 I D CA D BLO C L P S H A2. Fu nel medioevo, al tempo di Federico II che si sviluppò la Qabbalà (o Cabbala), letteralmente "Ricezione". Designa in particolare la tradizione mistica orale, in seguito codificata in forma scritta, che a partire dal secolo XII secolo e.v. sviluppa le tradizioni mistiche precedenti in un complesso sistema che sta anche alla base del chassidismo, che ebbe l’enorme merito di aprire i segreti della spiritualità e della mistica alle classi d’ebrei meno colti e più poveri. Il Chassidismo faceva e fa uso di tecniche meditative molto potenti, ma anche di canto e danza, per arricchire la preghiera e la vita religiosa quotidiana. Tutt’oggi conta centinaia di migliaia d’aderenti, sebbene si sia suddiviso in molte scuole diverse.  

La costruzione del tempio - Secondo la tradizione, i preparativi durarono tre anni; e infine la costruzione ebbe inizio, con gli esperti Fenici come direttori dei lavori e costruttori, nel corso del 4º anno del regno di Salomone. La descrizione della costruzione del tempio la troviamo scritta nel libro Re I 6:1 Il fabbricato seguiva il modello Fenicio, il che rende la cronaca biblica storicamente importante per la conoscenza della configurazione dei templi Fenici, e viceversa. Davide lasciò a Salomone oro e argento in abbondanza, destinati alla costruzione del Tempio. Il racconto biblico parla di 100.000 talenti (3.000 tonnellate) d'oro (più della produzione annuale odierna) e 1.000.000 talenti (30.000 tonnellate) d'argento. La Bibbia narra che molte migliaia di manovali ed esperti artigiani vennero impiegati nell'opera. Alcuni erano non Ebrei (schiavi sopravvissuti alle guerre di conquista in Canaan). Questo fu lo scopo del lavoro forzato che il Re Salomone impose: doveva servire alla costruzione della Casa del Signore [...] Tutti i superstiti degli Amorrei, Ittiti, Perizziti, Iviti, e Gebusei che non erano di discendenza Israelitica, i discendenti di coloro che erano rimasti nella terra e non erano stati distrutti, di questi Salomone fece schiavi [...] Ma non fece schiavo nessun Israelita (Re I 9:15-22). Enormi pietre preparate nelle cave sottostanti la città (Re I 5:17, 18) furono gradualmente piazzate sulle grandi mura, e sistemate una a ridosso dell'altra senza uso di malta, finché l'intera struttura fu completata. L'edificio era verosimilmente lungo 60 cubiti (27 metri), largo 20 (9 metri) e alto tra i 25 (testo greco) e i 30 (testo ebraico) cubiti (14 metri circa), mentre secondo le memorie dell'esoterismo, 60 - 30 - 20 - 12. Altre fonti parlano di un'altezza di 120 cubiti, 54 metri.

Completamento - Infine, nell'undicesimo anno di regno, sette anni e mezzo dopo l'inizio, il Tempio fu completato e rimase vuoto, sulla cima del Monte Moriah, per tredici anni. Non si conoscono le ragioni per questo ritardo; solo alla fine di questo periodo iniziarono le preparazioni per la consacrazione del Tempio. Dopo undici mesi, nel mese di Tishri dell'anno successivo al completamento, ebbe luogo la consacrazione, così che il Tempio fu consacrato nel corso delle festività dell'anno nuovo.

Ricostruzione di come
poteva essere l'Arca
 dell'Alleanza.
L'Arca dell'Alleanza - Secondo la tradizione biblica l'Arca dell'Alleanza (Aron HaBrit) venne condotta solennemente dalla tenda in cui Davide l'aveva posta (nota come "Tenda dell'Alleanza") in un luogo appositamente creato all'interno del tempio, il suo Sancta Sanctorum. Salomone sarebbe così salito in una piattaforma creata appositamente per lui e avrebbe alzato le mani al cielo ed il suo cuore a Dio (Re I 8; Cronache II 6, 7). La festa della consacrazione, che durò sette giorni, seguita dalla festa dei tabernacoli, segnò una nuova era nella storia di Israele. All'ottavo giorno della festa dei tabernacoli, Salomone congedò le masse di persone lì radunate. Secondo un'antica tradizione contenuta nel testo sacro etiope Kebra Nagast (il Libro della Gloria dei Re), l'Arca sarebbe invece stata donata dal Re Salomone a Menelik I (seconda metà del X sec. a.C.), il figlio da lui avuto dalla regina di Saba, leggendaria fondatrice della nazione etiope (secondo un'altra versione, Salomone volle donare a Menelik una copia dell'Arca, ma questi la scambiò di nascosto con l'originale). Vi è ancora oggi una chiesa cristiana di rito copto in Etiopia, ad Axum nella quale i religiosi etiopici sostengono di conservare l'Arca; tale affermazione non può però essere verificata in quanto, essi dicono, l'Arca è un oggetto così sacro che a nessuno può essere permesso di vederla. L'unica persona a cui è concesso questo privilegio è il suo custode: egli vive in solitudine nella cappella dove sarebbe riposta l'Arca senza avere contatti col mondo, e alla protezione della reliquia dedica la sua intera vita. Il 19 giugno 2009 il patriarca della Chiesa ortodossa etiopica Abuna Paulos, in una conferenza stampa tenutasi all'Hotel Aldrovandi a Roma, cui ha partecipato anche il principe Makonnen Haile Selassie, presunto nipote dell'imperatore d'Etiopia Hailé Selassié I, e il duca Amedeo D'Aosta ha dichiarato che "...L'Etiopia è il trono dell'Arca dell'Alleanza. L'Arca dell'Alleanza è stata in Etiopia per tremila anni e adesso è ancora lì e con la volontà di Dio continuerà ad essere lì. È per via del miracolo che è arrivata in Etiopia. L'ho vista con senso di umiltà, non con orgoglio, come quando si va in chiesa. È la prima volta che dico questo in una conferenza stampa. Ripeto l'Arca dell'Alleanza è in Etiopia e nessuno di noi sa per quanto tempo ancora. Solo Dio lo sa. Tutto quello che si trova nell'Arca è descritto perfettamente nella Bibbia. Lo stato di conservazione è buono perché non è fatta da mano d'uomo, ma è qualcosa che Dio ha benedetto. Ci sono molti scritti e prove evidenti sulla presenza dell'Arca in Etiopia. Non sono qui per dare delle prove che l'Arca sia in Etiopia, ma sono qui per dire quello che ho visto, quello che so e che posso testimoniare. Non ho detto che l'Arca sarà mostrata al mondo. È un mistero, un oggetto di culto...". Vedi "Nell'Etiopia dell'antichità, eventi che segnano il pensiero contemporaneo" QUI

Ricostruzione di come poteva essere il tempio di Salomone
Verifiche storiche sul Primo Tempio - A causa dei profondi lavori fatti nel corso della ricostruzione del Secondo Tempio nei secoli successivi, non restano reperti del Primo Tempio (tuttavia, certi reperti di questo sono stati trovati nel materiale di risulta di un esteso lavoro di costruzione fatto sul Monte del Tempio dal Fondo Religioso Islamico (Waqf) nel 1999). Non essendoci stati scribi che abbiano redatto le cronache della costruzione, i dati tecnici che restano sono scarsi. Le ricostruzioni differiscono tra loro; ciò che segue è basato essenzialmente sull'Easton's Bible Dictionary e l'Enciclopedia Judaica:
Il Debir: l'oracolo o il Sancta Sanctorum (Re I 6:19; 8:6), chiamato anche "sala interna" (6:27). Misurava 20 cubiti in lunghezza, larghezza e altezza. La differenza tra questa altezza e quella del Tempio (30 cubiti) è solitamente spiegata con la soprelevazione del Sancta Sanctorum, come la cella di altri templi antichi. Era cassonato in legno di cedro (Re I 6:16), e i muri ed il pavimento rivestiti d' oro (6:20, 21, 30). Conteneva due cherubini in legno d'olivo, ciascuno alto 10 cubiti (Re I 6:16, 20, 21, 23-28) e ognuno con ali aperte larghe 10 cubiti; dato che erano affiancati, ciascuno toccava una parete e le ali si incontravano al centro. Una porta a due battenti lo divideva dal Luogo Santo (Cronache II 4:22); e così un velario di lino blu, porpora e scarlatto (Cronache II 3:14; Vedi anche Esodo 26:33). Non aveva finestre (Re I 8:12). Secondo alcuni, era considerato la residenza di Dio. L'Echal: il Luogo Sacro, Re I 8:8-10, chiamato anche la "casa maggiore" (Cronache II 3:5) e il "Tempio" (Re I 6:17); il nome significa anche Palazzo. Aveva larghezza e altezza uguali al Sancta Sanctorum, ma lunghezza 40 cubiti. I muri erano rivestiti di legno di cedro, con intarsi di cherubini, palme e fiori, rivestiti d'oro. Catene d'oro marcavano la separazione dal Sancta Sanctorum. Il pavimento era in legno di abete rivestito anche questo d'oro. Stipiti in legno d'olivo reggevano porte a battenti di abete. Le porte del Sancta Sanctorum erano di legno di olivo. Su ambedue le porte erano intarsiati cherubini, palme e fiori, rivestiti d'oro (Re I 6:15 segg.). L'Ulam: il portico est di ingresso al Tempio (Re I 6:3; Cronache II 3:4; 9:7). Lungo 20 cubiti (come la larghezza del Tempio) e profondo 10 cubiti (Re I 6:3). Cronache II 3:4 aggiunge la sorprendente notizia che il portico era alto 120 cubiti, cosa che lo renderebbe una torre a tutti gli effetti. Non si sa se un muro lo separasse dalla camera successiva. Nel portico vi erano due colonne, dette Jachin e Boaz (1 Re 7:21; Re II 11:14; 23:3), alte 18 cubiti e sormontate da capitelli con gigli, alti 5 cubiti. Le camere, costruite attorno al tempio sui lati meridionale, occidentale e settentrionale (Re I 6:5-10). Formavano parte della costruzione ed erano usate come magazzini. Erano presumibilmente alte un piano; due ulteriori livelli furono aggiunti, forse più tardi.

La Papessa dei
Tarocchi
Significato esoterico delle due colonne - Da: https://groups.google.com/forum
/#!msg/mindkontrol/Sfsr_YTpAdg/au3fev5i1kQJ: Nei Tarocchi, "La papessa" (Grande Sacerdotessa) siede in mezzo alle due colonne Jachin e Boaz. Come con la maggior parte dei simboli occulti, le colonne massoniche nascondono molteplici livelli di significato, alcuni destinati al profano e altri diffusi tra i più alti gradi della Massoneria. Tuttavia, è generalmente risaputo che Jachin e Boaz rappresentano l'equilibrio tra due forze opposte. "Questi sono i nomi [Jachin e Boaz] dei due pilastri costruiti sotto il portico del Tempio di Re Salomone. Erano alti diciotto cubiti ed erano splendidamente decorati con ghirlande, melograni e trame varie. Sulla parte superiore di ogni colonna vi erano delle grandi coppe - oggi erroneamente chiamati sfere o globi - una delle coppe conteneva il fuoco e l'altra l'acqua. Il globo celeste (originariamente la coppa di fuoco), che sormonta la colonna di destra (Jachin), è il simbolo dell'uomo divino, mentre il globo terrestre (la coppa di acqua), che sormonta la colonna di sinistra (Boaz), significa l'uomo terreno . Questi due pilastri, connotano anche rispettivamente, le espressioni attive e passive dell'energia divina, il sole e la luna, lo zolfo e il sale, bene e male, luce e oscurità. Tra di loro la porta che conduce alla Casa di Dio, la loro presenza alle porte del Santuario è un ricordo anche del fatto che Geova sia androgino e una divinità antropomorfa. Le due colonne parallele indicano anche i segni zodiacali del Cancro e del Capricorno, collocati nella stanza delle iniziazione per rappresentare la nascita e la morte - gli estremi della vita fisica. Di conseguenza, esse significano l'estate ed i solstizi invernali.". "Alef è l'uomo; Bet è una donna, uno è il principio, 2 è la parola A è il principio attivo, B è il passivo, la monade è BOAZ, la diade è Jachin. Nei trigrammi di Fohi, l'unità è YANG e la diade è YIN. Boaz e Jakin sono i nomi dei due pilastri simbolici che precedono l'entrata principale del Tempio di Salomone. Nella Cabala questi pilastri spiegano tutti i misteri dell'antagonismo, naturale, politico o religioso. Chiarisce anche la "battaglia procreativa" tra uomo e donna, in quanto, secondo la legge della natura, la donna deve resistere all'uomo così da farsi sopraffare da quest'ultimo. Il principio attivo cerca il principio passivo, il pieno vuole il vuoto, le fauci del serpente attirano la coda del serpente, girando circolarmente quindi, fugge e insegue se stesso contemporaneamente. La donna è la creazione dell'uomo, e la creazione universale è la sposa del principio primo.". La permanente alleanza tra ragione e fede non sarà il risultato dalla loro assoluta distinzione e separazione, ma dalla loro collaborazione reciproca, inaridendo così il loro fraterno "principio di concorrenza". Tale è il significato dei due pilastri del portico di Salomone, uno chiamato Jachin e l'altra Boaz, una bianca e l'altra nera. Sono distinte e separate, sono addirittura contrarie in apparenza, se una forza cieca cercasse di unirle facendole avvicinare l'un l'altra, il tetto del tempio crollerebbe. Separatamente, il loro potere è uno, unite sono due poteri che si distruggono l'un l'altro."

Ricostruzione di come poteva essere
 il secondo tempio di Gerusalemme
Secondo Tempio - Il Secondo Tempio di Gerusalemme è la ricostruzione del primo Tempio di Gerusalemme (il Tempio di Salomone), distrutto dal babilonese Nabucodonosor II nel 586 a.C. Il Secondo Tempio fu completato nel 515 a.C., dopo l'esilio babilonese, così come raccontato nel Libro di Neemia, e distrutto nel 70 d.C. dal generale romano Tito. Secondo le fonti rabbiniche della Torah Orale il Tempio venne distrutto 420 anni dopo la sua costruzione. Durante questo periodo esso fu il centro culturale e spirituale del Giudaismo ed il luogo dei sacrifici rituali. Erode il Grande, a partire dal 19 a.C., fece un ampliamento importante del Secondo Tempio; per questo motivo il Tempio di Gerusalemme, da quella data, viene anche chiamato Tempio di Erode il Grande. Secondo i documenti del Priorato di Sion, (http://www.prieure-de-sion.com/1/genealogia_di_gesu_e_di_maria_1089786.html) quella che nei Vangeli è chiamata Maria Maddalena, si chiamava in realtà Mariamne Migdal-Eder, Principessa della tribù di Beniamino, per cui Maddalena è la derivazione da Migdal. Era figlia di Mariamné, Principessa di Beniamino, Nazarena e di Erode I il Grande, Re d'Israele, Idumeo. Per quanto riguarda i discendenti di Gesù e Maddalena, va precisato che l'ebraismo è trasmesso per via matrilineare e in particolare quindi è la tribù a cui appartiene la madre quella di cui fa parte la prole. Per "Il Sangraal o sangue reale, Maria Maddalena moglie di Gesù e loro figlia, Sara la Nera" clicca QUI.

La decadenza di Salomone - Come ogni altro re di quel periodo, Salomone prese a circondarsi di mogli, sia per motivi politici (poteva così stringere alleanze con i popoli vicini), sia per dimostrare il proprio potere. Ma per questa via attuò anche una decadenza spirituale all'interno di Israele, dato che ogni nuova moglie adorava diverse divinità, e anche Salomone prese ad adorarli.
I Regni di Giuda e d'Israele.
Il fatto portò alla decisione divina di dividere il regno in due parti, ma solo dopo la morte di Salomone: una parte a Roboamo, discendente legittimo, che regnò sulle tribù di Giuda e Beniamino e l'altra parte a Geroboamo, che regnò su tutte le altrecreando il regno di Israele. Secondo la testimonianza del libro Kebra Nagast, Salomone perde la saggezza dal momento in cui il figlio primogenito Menyelek (o Menelik) assieme al figlio del sacerdote Zadok (o Tsadok) trafuga l'Arca dell'Alleanza contenente il Decalogo portandola da Israele in Etiopia, dove si trova tutt'oggi secondo la tradizione etiope, in un santuario di Axum. Vedi "Nell'Etiopia dell'antichità, eventi che segnano il pensiero contemporaneo" QUI. Secondo la tradizione ebraica, l'Arca Santa si trova invece ancora in uno dei meandri sotterranei del Tempio di Gerusalemme: questi furono costruiti appositamente in previsione della futura distruzione del Tempio. Ad ogni modo, l'Arca non è più menzionata nella Bibbia dopo l'incontro di Salomone con la Regina di Saba descritto anche nell'Antico Testamento in: 1 Re 10; 2 Cronache 9.

Salomone mago ed esorcista - In un periodo imprecisato il Re Salomone viene considerato un mago e un esorcista: un'opera importante che ci dà questa testimonianza è il “Testamento di Salomone”, in cui si narra come il re eserciti il suo potere magico sui demoni per costringerli a costruire il Tempio di Gerusalemme.
Tale ruolo magico di Salomone ricompare in una serie di amuleti, in pietra o metallo, con diverse rappresentazioni, accomunati dalla presenza di Salomone a cavallo (identificato solitamente dall'iscrizione) mentre trafigge un demone dalle fattezze femminili.

Salomone nell'Islam - Salomone (in arabo: Sulayman) è citato cinque volte nel Corano (2:102; 21:81-82; 27:15-45; 34:11-13 38:30-34 ) come profeta saggio ed in possesso della conoscenza di molteplici scienze tradizionali. A questo Re sono inoltre legate numerose storie riportate da commentatori coranici antichi e da storici musulmani riguardo al suo rapporto con i jinn, che si dice fossero totalmente al suo servizio. Importante episodio coranico (Cor. 27:15-45) legato alla figura di Salomone è la storia (già presente nella Bibbia) del suo incontro con Bilqis, la regina di Saba ovvero Sheba, episodio narrato con minuzia di particolari nel libro sacro della Gloria dei Re, ovvero il Kebra Nagast. Salomone è anche ricordato come grande costruttore di edifici, strade e canalizzazioni. A tale proposito lo storico omanita al-‘Awtabi (sec. XI-XII) attribuisce a Salomone e ai suoi jinn lo scavo e la costruzione di 1000 canali, (in arabo: qanāt) che costituiscono l'antico sistema irriguo ancora oggi in funzione in gran parte dell'Oman. Un'altro episodio coranico (Cor 34:11-13) si riferisce al dono divino ricevuto da Salomone di essere trasportato dal vento a una velocità che aveva del miracoloso, peculiarità ripresa da alcuni storici arabi fra cui si può ricordare Tabari, che parla di un viaggio fra la Siria e Istakhr, in Iran, e al-‘Awtabi che parla di un viaggio fra Istakhr e Gerusalemme durante il quale sorvolò l'Oman dove vide a Salut, sito posto nella zona di Nizwa, un palazzo che sembrava appena terminato e abitato da un'aquila la quale, interrogata dal profeta, riferì di essere arrivata in quel luogo 800 anni prima e di avervi trovato già il palazzo disabitato ma in ottimo stato. Il termine jinn, gin [ʤin:] (in arabo: ǧin), al plurale ginni (in arabo: ǧinnī), spesso tradotto come genio, goblin o folletto, indica, nella religione preislamica e in quella musulmana, un'entità soprannaturale, intermedia fra mondo angelico e umanità, che ha per lo più carattere maligno, anche se in certi casi può esprimersi in maniera del tutto benevola e protettiva. L'etimologia della parola è stata a lungo discussa. Alcuni studiosi fanno derivare il gin dal Genius della mitologia romana, altri dalla radice linguistica aramaica che significa "nascondersi, occultarsi". È da notare inoltre come il termine stesso si avvicini foneticamente a Gehenna, il luogo infuocato immaginato dall'Ebraismo dove le anime cattive sarebbero state purificate.

I demoni menzionati nella Bibbia - I demoni menzionati nella Bibbia sono di due tipi: i “Se’irim” e gli “Shedim“.
- I Se’irim (“esseri pelosi“), a cui alcuni israeliti offrivano sacrifici nei campi o nel deserto (Levitico 17:7), sono demoni dalla forma satiresca, descritti mentre danzano nel deserto (Isaia 13:21; nelle “Bucoliche” di Virgilio sono nel v. 73, “saltantes satyri”). A questa classe appartiene il demone Lilith (Isaia 34:14). Il deserto è stato da sempre considerato come casa dei demoni in quanto si riteneva che da quel luogo provenissero malattie gravi come la lebbra, e proprio nei casi di lebbra uno degli uccelli messi da parte per essere offerti in sacrificio veniva rilasciato nella speranza che riportasse la malattia nel deserto (Levitico 14:7, 52-57).
- Altri israeliti erano soliti offrire sacrifici anche agli Shedim (Deuteronomio 32:17). Nella mitologia caldea le sette divinità malvagie erano conosciute come, appunto, “Shedim“, demoni delle tempeste, rappresentati con forma di bue, e poiché questi bovi rappresentavano demoni malvagi erano, per una legge peculiare di contrasto, anche utilizzati come geni protettivi dei palazzi reali o invocati in rituali magici.
Proprio dalla Caldea il nome “Shedim” inteso come “demoni malvagi” è arrivato agli israeliti, anche se alcuni studiosi ipotizzano che l’appellativo “il distruttore” (Esodo 12:23) dato ad uno spirito maligno fosse già presente nella cultura ebraica del tempo. V’è a riguardo un’accesa discussione riguado la natura dei cosiddetti “angeli distruttori” citati spesso nell’Antico Testamento. In II Samuele 24:16 e in II Cronache 21:15 questi angeli sono si sottomessi a Dio, ma sono da considerarsi dei “messaggeri del male”, degli “angeli cattivi” (Salmo 78:49).

Asmodeo all'interno
della chiesa di
Rennes-le-Château.
Asmodai (Asmodeo, Asmodaeus, pronunciato all'araba Ashmed; Ashmedeu in ebraico, o anche Chammadai, Sydonai) nella demonologia è il nome di un potente demonio biblico ebraico, ma la sua origine è probabilmente iranica.
La sua figura viene infatti citata per la prima volta in antichissime tradizioni mitologiche babilonesi e caldaiche del parsismo e del zoroastrismo. Tuttavia, Asmodeo è più noto a noi grazie al deuterocanonico Libro di Tobia. Viene menzionato sia in numerose leggende talmudiche sia nella tradizione demonologica giudaica, secondo le quali Asmodeo fu vinto dal Re Salomone, che lo avrebbe costretto ad edificare per lui il celebre Tempio. L'etimologia del nome è controversa. Pare che derivi dal persiano ashma daeva, forse spirito del giudizio, oppure da Aeshma-daeva, spirito del furore, espressione spesso usata nelle antiche formule magiche, in riferimento al principe dei demoni. Per altri, Asmodeo discenderebbe dall'aramaico as'medi, cioè distruttore, come si evincerebbe, appunto, dal Libro di Tobia. Nella stessa letteratura zoroastriana i sette spiriti Aeshma-daeva erano comunque contrapposti a sette corrispettivi testi sacri. Asmodeo viene considerato, oltre che il demone della distruzione, anche il signore della cupidigia, dell'ira, della discordia, e della vendetta; è raro, dunque, che ad un uomo venga imposto questo nome. Il celebre demonologo olandese Wierus lo collocò come un potentissimo re degli inferi, quasi al pari di Lucifero e Satana. Fu associato a Lucifero soprattutto per il suo carattere ribelle e la sua scelta definitiva per le tenebre. Per altri, Asmodeo è lo stesso serpente che sedusse Eva. Altre tradizioni simili lo associano anche a Lilith, la leggendaria moglie ribelle di Adamo prima di Eva, che, condannata all'esilio dall'Eden, si unì appunto con questo demone.
Alcuni popoli dell'antico Egitto venerarono Asmodai come protettore del gioco d'azzardo, e gli dedicarono persino un tempio nel deserto di Ryanneh. Lo stesso Giudaismo riuscirà a confondere alcuni spiriti buoni con quelli cattivi, proprio come secondo la tradizione ereditata dal dualismo zoroastrico, quindi scacciare questi ultimi solo attraverso i potenti riti di esorcismo.

Esegesi ebraica - Nel testo "Il Midrash racconta. Libro Bemidbar. Parte I" si riporta:
« Che cosa significa il versetto: "Ecco il giaciglio di Shelomò, 60 prodi lo circondano, tra i prodi di Israele. Tutti armati di spada, esperti nell'arte della guerra; ciascuno con la spada al fianco, per il terrore notturno"? Queste parole si riferiscono ad un episodio accaduto, in tarda età, a re Shelomò. Quando non riuscì a controllare a sufficienza le sue mogli per impedire loro di praticare idolatria, Hashem lo lasciò in potere dello shed Eshmadai. Shelomò fu terrorizzato da questo potente shed per il resto della sua esistenza. (Targum Yonatan, Qoelet). Accadde quanto segue... ». Questo Shelomò è in realtà re Salomone. Si racconta che re Salomone aveva incatenato il re degli shedim Eshmade con una collana sulla quale era il Nome di Dio Onnipotente; esso rese notevoli servizi quando re Salomone aveva costruito il Tempio di Gerusalemme. Un giorno re Salomone gli chiese sul motivo per cui Dio si fosse servito degli shedim per punire gli egizi come si era servito di angeli a favore del popolo ebraico, volendo sapere in che modo uno shed (il testo afferma che gli shedim dimorano sulla Terra e sanno volare) è superiore ad un angelo; lo shed gli chiese il suo (di re Salomone) anello con il Tetragramma biblico e di slegarlo (lo shed). Re Salomone lo fece e subito si sentì afferrare dallo shed e scagliato ad una distanza di 400 parsa. Lo shed si sedette sul trono di re Salomone; lontano re Salomone, trovandosi in un villaggio, chiese aiuto svelando chi era ma non gli credettero sino a quando giunse al Sinedrio che, interrogato il suo consigliere, capì. Chiesero alle donne di controllare i piedi qualora il re Salomone fosse andato presso di loro perché il piede di uno shed assomiglia a quello di un gallo (Dio non terminò infatti queste creature perché stava giungendo lo Shabbat durante la Creazione); poi seppero che re Salomone copriva i suoi piedi. Accompagnarono re Salomone a palazzo facendogli riavere la collana e l'anello e, quando entrò nella sala del trono, quando vide cosa aveva tra le mani Eshmade fu colto da terrore e volò via; da quel momento re Salomone fece circondare il proprio letto da 60 prodi, sapienti di Torah esperti di essa tutta e contro lo Yetzer ha-ra: ciascuno padroneggiava una particolare Massekhet (trattato del Talmud). (Bemidbar Rabbah 11, 9; Talmud Ghittin 68, secondo i commentatori; Rut Rabbah 5, 6). Già anche Nachmanide, come fondamento della fede ebraica, spiega come il popolo ebraico rivolge la propria Tefillah a Dio.

All’inizio dell’era cristiana, grazie soprattutto all’insegnamento di Gesù, venne istituita la figura di quello che oggi comunemente chiamiamo esorcista. Il Cristianesimo difatti è sorto con l’obiettivo di “risanare tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo” (Atti 10:38), ricordando il riconoscimento proveniente dagli stessi spiriti immondi del Figlio di Davide come il Dominatore dei demoni (Marco 1:27, 3:11). Il “Nome di Gesù” divenne dunque il potere attraverso il quale Satana ed i suoi sottoposti potevano essere soggiogati e sconfitti.

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