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sabato 10 gennaio 2015

Il fiume sotterraneo che collega Beniaminiti, Arcadi, Spartani e i sovrani Merovingi

Carta dell'occupazione di Canaan
da parte delle delle 12 tribù d'Israele,
dal 1400 p.e.v. (a.C.). Clicca
sull'immagine per ingrandirla.
Da: "Il Santo Graal" di Michael Baigent, Richard Leigh, Henri Lincoln - 1982 Arnoldo Mondadori Editore.

La tribù esule
Era possibile che vi fosse qualcosa di eccezionale nella stirpe merovingia, qualcosa di più importante di una legittimità accademica? Poteva trattarsi di qualcosa che, in un modo o nell'altro, starebbe a cuore alla gente di oggi? Poteva essere qualcosa in grado di condizionare e forse persino di modificare le istituzioni sociali, politiche e religiose esistenti? Questi interrogativi continuavano ad assillarci. Ma al momento sembravano non avere risposta.
Ancora una volta setacciammo i « documenti del Priorato », soprattutto gli importantissimi Dossiers segreti. Rileggemmo passi che, prima, non avevano avuto significato ai nostri occhi. Ora avevano un senso, ma non servivano a spiegare il mistero, né a rispondere a quelli che erano ormai divenuti gli interrogativi più critici. D'altra parte, c'erano altri passi la cui pertinenza non ci appariva ancora chiara. Quei passi non risolvevano affatto l'enigma: ma se non altro ci indussero a pensare secondo certe direttrici che alla fine si dimostrarono supremamente importanti.
Come avevamo già scoperto, gli stessi Merovingi, secondo i loro cronisti, affermavano di discendere dall'antica Troia. Ma secondo alcuni « documenti del Priorato » la stirpe merovingia risaliva a tempi ancora più antichi dell'assedio di Troia; secondo questi documenti, risaliva al Vecchio Testamento.
Tra le genealogie incluse nei Dossiers segreti, ad esempio, c'erano numerose annotazioni. Molte si riferivano specificatamente ad una delle dodici tribù di Israele, la tribù di Beniamino. Uno di questi riferimenti cita con notevole rilievo tre passi biblici: Deuteronomio 33, Giosué 18 e Giudici 20 e 21.

- Il capitolo 33 del Deuteronomio contiene le benedizioni impartite da Mosé ai patriarchi delle dodici tribù. Per Beniamino, Mosè dice: « II prediletto del Signore abita tranquillo presso di lui; e il Signore lo proteggerà per tutto il giorno, e dimorerà tra le sue spalle » (32:12). In altre parole, Beniamino e i suoi discendenti furono destinatari di una speciale, altissima benedizione. Questo, almeno, era chiaro. Naturalmente, ci sconcertava la promessa secondo la quale il Signore avrebbe dimorato « tra le spalle di Beniamino ». Dovevamo associarla alla leggendaria « voglia » distintiva dei Merovingi, la croce rossa tra le scapole? Il nesso ci sembrava piuttosto stiracchiato. D'altra parte, c'erano altre similarità, più chiare, tra Beniamino e l'oggetto della nostra indagine. Secondo Robert Graves, ad esempio, il giorno consacrato a Beniamino era il 23 dicembre, (1) la festa di San Dagoberto. Fra i tre clan che formavano la tribù di Beniamino, c'era il clan di Ahiram che in qualche modo oscuro potrebbe essere collegato a Hiram, costruttore del Tempio di Salomone e personaggio centrale della tradizione massonica. Inoltre, il discepolo più devoto di Hiram si chiamava Benoni; e Benoni, particolare piuttosto interessante, era il nome dato a Beniamino neonato dalla madre, Rachele, prima di morire.

Particolare di Canaan con i territori assegnati alla tribù
di Beniamino. Clicca sull'immagine per ingrandirla.
- La seconda citazione biblica (Giosué 18) dei Dossiers segreti è più chiara. Parla dell'arrivo del popolo di Mosé nella Terra Promessa e dell'assegnazione dei territori a ognuna delle dodici tribù. Secondo tale divisione, il territorio della tribù di Beniamino include quella che divenne poi la città santa di Gerusalemme. In altre parole, Gerusalemme, prima ancora di diventare la capitale di Davide e di Salomone, era stata assegnata alla tribù di Beniamino. Secondo Giosué (18:28), la parte spettante ai Beniaminiti comprendeva « Zelah, Elef, Iebus, cioè Gerusalemme, Gabaa, Kiriat-Iearim; quattordici città e i loro villaggi. Questo fu il possesso dei figli di Beniamino, secondo le loro famiglie ».

- Il terzo passo biblico citato dai Dossiers (Giudici 21:1-3. Il Libro dei Giudici è stato probabilmente scritto tra il 1.045 e il 1.000 a.C. e i versi 17-21, che sono un’appendice e non si collegano ai capitoli precedenti, si riferiscono al tempo in cui “non c’era nessun re in Israele”, databile quindi prima del 1.027 a.C., data di inizio del regno di Saul. n.d.r.) riguarda una successione di eventi piuttosto complessa. Un Levita, mentre attraversa il territorio dei Beniaminiti, viene aggredito, e la sua concubina viene violentata da adoratori di Belial, una variante della Dea Madre dei Sumeri, chiamata Ishtar dai Babilonesi e Astarte dai Fenici. Il Levita convoca i rappresentanti delle dodici tribù e chiede vendetta; e nell'assemblea viene conferito ai Beniaminiti il compito di consegnare i malfattori alla giustizia. Ci si aspetterebbe che i Beniaminiti si affrettassero a obbedire. Ma per una ragione inspiegata, invece, prendono le armi per proteggere i « figli di Belial ». II risultato è una guerra accanita e cruenta fra i Beniaminiti e le altre undici tribù. Nel corso delle ostilità, queste undici tribù scagliano una maledizione contro chiunque darà una figlia in sposa a un Beniaminita. Quando la guerra finisce e i Beniaminiti sono stati virtualmente sterminati, tuttavia, gli Israeliti vittoriosi si pentono della maledizione che però non può essere revocata:
Gli Israeliti avevano giurato a Mizpa: « Nessuno di noi darà la figlia in moglie a un Beniaminita ». Il popolo venne a Betel, dove rimase fino alla sera davanti a Dio, alzò la voce prorompendo in pianto e disse: « Signore, Dio d'Israele, perché è avvenuto questo in Israele, che oggi in Israele sia venuta meno una delle sue tribù? » (Giudici 21:1-3).

Qualche versetto più avanti, il lamento si ripete:

Gli Israeliti si pentivano di quello che avevano fatto a Beniamino loro fratello e dicevano: « Oggi è stata soppressa una tribù d'Israele. Come faremo per le donne dei superstiti, perché abbiamo giurato per il Signore di non dar loro in moglie nessuna delle nostre figlie? » (Giudici 21: 6-7).

E ancora:

II popolo dunque si era pentito di quello che aveva fatto a Beniamino, perché il Signore aveva aperto una breccia nelle tribù d'Israele. Gli anziani della comunità dissero: « Come procureremo donne ai superstiti, poiché le donne beniaminite sono state distrutte? » Soggiunsero: « Le proprietà dei superstiti devono appartenere a Beniamino perché non sia soppressa una tribù in Israele. Ma noi non possiamo dar loro in moglie le nostre figlie, perché gli Israeliti hanno giurato: Maledetto chi darà una moglie a Beniamino! » (Giudici 21: 15-18).

Di fronte al pericolo d'estinzione che minaccia un'intera tribù, gli anziani si affrettano a trovare una soluzione. A Shiloh, in Betel, tra breve vi sarà una festa; e le donne di Shiloh, i cui uomini erano rimasti neutrali durante la guerra, devono essere considerate prede disponibili. Ai Beniaminiti superstiti viene detto di recarsi a Shiloh e di tendere un'imboscata nelle vigne. Quando le donne della città si raduneranno per danzare, i Beniaminiti dovranno rapirle e prenderle in moglie.
Non è affatto chiaro perché i Dossiers segreti insistano nel richiamare l'attenzione su questo passo. Ma qualunque ne sia la ragione, i Beniaminiti, nella storia biblica, sono evidentemente molto importanti. Nonostante le devastazioni causate dalla guerra, recuperano in fretta almeno il prestigio, se non la consistenza numerica. Anzi, lo recuperano al punto da dare a Israele il suo primo re, Saul. (Vissuto nel periodo1.047-1.007 a.C. e re dal 1.027 a.C., n.d.r.).

Da https://it.wikipedia.org/wiki/Saul : Saul figlio di Chis, 'Re Saul', è un personaggio biblico, primo re del Regno di Israele (1.047-1.007 a.C.), il suo regno sembra abbia segnato il passaggio da una società tribale ad una statale. Il significato del nome Saul in ebraico è "richiesto/pregato". Era figlio di Chis e apparteneva alla tribù di Beniamino.
Rembrandt: Re Saul e
 David che suona l'arpa.
Secondo la narrazione del libro di Samuele, Saul si recò da Samuele a Ramah per consultarlo, e il sacerdote lo unse segretamente come Re, per ispirazione di "YHWH".
Poco dopo, Samuele radunò l'assemblea del popolo di Israele a Mizpa, dove Saul fu estratto a sorte come Re. In seguito Saul condusse una campagna militare vittoriosa contro gli Ammoniti, confermandosi così nel favore popolare e nella carica. Nella successiva guerra contro i Filistei, Saul, con la propria condotta aggressiva, disgustò l'anziano Samuele, che si allontanò da lui. La guerra fu vinta per l'audace imboscata di Gionata, figlio prediletto del Re, contro il campo filisteo.
Nella successiva guerra contro gli Amaleciti, Saul si rifiutò di obbedire al comando di Samuele di distruggere completamente la popolazione e di giustiziare il loro re Agag. Secondo la narrazione del libro di Samuele, questa disobbedienza spinse Samuele stesso a rimuovere l'unzione di re da Saul, a smettere di esserne consigliere e a ungere segretamente, come nuovo re, Davide. Tuttavia Saul continuò a regnare e la successione non avvenne che diversi anni dopo.
Davide giunse a corte come arpista per alleviare le sofferenze del re, che, dopo la perdita dell'unzione regale, si sentiva perseguitato da uno spirito malvagio. Nella successiva guerra contro i Filistei, Davide ottenne un grande successo sconfiggendo Golia, il campione dell'esercito nemico, e ottenendo così la vittoria nella battaglia di Gath. Saul divenne geloso del successo di Davide, che comunque strinse una grande amicizia con il figlio prediletto del re, Gionata. Tale amicizia fu così profonda da divenire proverbiale.
Nella successiva guerra contro i Filistei, lo spirito di Samuele predisse a Saul la sconfitta degli israeliti, ma egli mosse ugualmente battaglia a Ghilboa, dove venne duramente sconfitto e perse la vita assieme a tre dei suoi figli, incluso Gionata. La narrazione biblica ne descrive il suicidio nelle ultime fasi dello scontro (1 Samuele 31,4), suicidio aiutato da un amalecita.

Tornando a "Il Santo Graal" di Michael Baigent, Richard Leigh, Henri Lincoln - 1982 Arnoldo Mondadori Editore:
Le 12 tribù d'Israele e la migrazione
di quella di Beniamino, da "Il Santo
Graal" di Baigent, Leigh e Lincoln.
Nonostante la rinascita dei Beniaminiti, i Dossiers fanno capire che la guerra contro i seguaci di Belial segnò una svolta decisiva. Sembrerebbe che in seguito al conflitto molti Beniaminiti andassero in esilio. Nei Dossiers c'è una nota sensazionale, in lettere maiuscole:
UN GIORNO I DISCENDENTI DI BENIAMINO LASCIARONO LA LORO TERRA; CERTI RIMASERO, DUEMILA ANNI PIÙ TARDI GOFFREDO VI [DI BUGLIONE] DIVENNE RE DI GERUSALEMME E FONDÒ L'ORDINE DI SION. (2)
A prima vista sembrava che non ci fosse un nesso tra i due fatti. Ma quando radunammo i riferimenti frammentari contenuti nei Dossiers segreti cominciò a emergere una storia coerente. Secondo questa storia, molti Beniaminiti andarono in esilio. A quanto pare si trasferirono in Grecia, nel Peloponneso centrale: in Arcadia, dove si sarebbero imparentati con la locale famiglia regnante. Verso l'inizio dell'era cristiana, avrebbero risalito il Danubio e il Reno, imparentandosi per matrimonio con certe tribù teutoniche e generando i Franchi Sicambri: gli antenati dei Merovingi.
Secondo i « documenti del Priorato », quindi, i Merovingi discendevano, attraverso l'Arcadia, dalla tribù di Beniamino. In altre parole i Merovingi e i loro discendenti, ad esempio le famiglie dei Plantard e dei Lorena, erano di origine semitica o israelita. E se Gerusalemme faceva parte dell'eredità dei Beniaminiti, Goffredo di Buglione marciando sulla Città Santa, avrebbe in pratica rivendicato la sua antica, legittima eredità. È significativo il fatto che Goffredo, unico tra i principi d'Occidente che intrapresero la Prima Crociata, cedesse tutte le sue proprietà prima della partenza, indicando così che non intendeva ritornare in Europa.
È superfluo aggiungere che non avevamo nessuna possibilità di accertare se i Merovingi fossero o no d'origine beniaminita. Le notizie dei « documenti del Priorato » si riferivano a un passato troppo oscuro e remoto, che non poteva trovare conferma documentale. Ma le affermazioni non erano né uniche né nuove. Al contrario, erano in circolazione da molto tempo, nella forma di vaghe dicerie e di tradizioni nebulose. Per citare un solo esempio, Proust vi attinge nella sua opera; e più recentemente il romanziere Jean d'Ormesson ipotizza che certe nobili famiglie francesi siano d'origine ebraica. E nel 1965 Roger Peyrefitte, che sembra divertirsi molto a scandalizzare i suoi compatrioti, ci riuscì benissimo in un romanzo affermando che tutta la nobiltà francese e gran parte della nobiltà europea erano ebree.
L'affermazione, anche se indimostrabile, non è del tutto implausibile, come non lo sono l'esilio e la migrazione attribuiti alla tribù di Beniamino dai « documenti del Priorato ». La tribù di Beniamino prese le armi in difesa dei seguaci di Belial, una forma della Dea Madre spesso associata alle immagini di un toro o di un vitello. C'è un motivo di credere che anche i Beniaminiti venerassero la stessa divinità.
Adorazione del vitello d'oro di Nicolas Poussin
 Anzi è possibile che l'adorazione del Vitello d'Oro di cui parla l'Esodo - e che, cosa piuttosto significativa, è il tema di uno dei quadri più famosi di Nicolas Poussin (1594 – 1665), fosse un rito tipicamente beniaminita.
Dopo la guerra contro le altre undici tribù d'Israele, i Beniaminiti, andando in esilio, dovettero necessariamente dirigersi verso occidente, verso la costa fenicia. I Fenici avevano navi in grado di trasportare un gran numero di profughi. E sarebbero stati disposti ad aiutare i Beniaminiti fuggiaschi, poiché anche loro adoravano la Dea Madre sotto il nome di Astarte, Regina del Cielo.
Se vi fu veramente un esodo dei Beniaminiti dalla Palestina, si potrebbe sperare di trovarne qualche traccia. E la si incontra nel mito greco. C'è la leggenda del figlio di re Belo, Danao, che giunge in Grecia per nave, insieme alle figlie. Le figlie avrebbero introdotto il culto della Dea Madre, che divenne il principale culto degli Arcadi. Secondo Robert Graves, il mito di Danao ricorda l'arrivo nel Peloponneso di « coloni provenienti dalla Palestina ». Graves sostiene che re Belo è in realtà Baal o Bel, o forse Belial dell'Antico Testamento. È inoltre il caso di osservare che una delle famiglie della tribù di Beniamino era la famiglia di Bela.
In Arcadia, il culto della Dea Madre non soltanto prosperò, ma sopravvisse più a lungo che in ogni altra parte della Grecia. Fu associato al culto di Demetra, poi a quello di Artemide (la Diana dei Romani). Con il nome locale di Arduina, Artemide divenne la divinità tutelare delle Ardenne: e dalle Ardenne vennero i Franchi Sicambri per stabilirsi nell'attuale Francia. L'animale totemico di Artemide era l'orsa, Callisto, il cui figlio era Arcade, l'Orso, nume eponimo dell'Arcadia. E Callisto, collocata in ciclo da Artemide, divenne la costellazione dell'Orsa Maggiore. Quindi, potrebbe esservi qualcosa di più di una coincidenza nell'appellativo « Ursus », riferito ripetutamente alla stirpe Merovingia.
Vi sono comunque altri indizi, al di fuori della mitologia, che fanno pensare a una migrazione ebrea in Arcadia. Nei tempi classici, l'Arcadia era dominata dal potente Stato militarista di Sparta. Gli Spartani assimilarono in gran parte la più antica cultura degli Arcadi; anzi il leggendario arcade Liceo può essere identificato con Licurgo, il legislatore spartano. Quando diventavano adulti, gli Spartani, come i Merovingi, attribuivano uno speciale significato magico alle loro chiome, che erano egualmente lunghissime. Secondo un autore, « la lunghezza dei capelli denotava il loro vigore fisico ed era un simbolo sacro ». E c'è di più: i due libri dei Maccabei, nella Bibbia, sottolineano il legame tra gli Spartani e gli Ebrei. Maccabei 2 parla di certi Ebrei che « si erano recati presso Spartani, nella speranza di trovarvi protezione in nome della comunanza di stirpe ». E Maccabei 1 afferma esplicitamente: « Si è trovato in una scrittura, riguardante gli Spartani e i Giudei, che essi sono fratelli e che discendono dalla stirpe di Abramo ».
Potevamo quindi riconoscere almeno la possibilità di una migrazione di Ebrei in Arcadia: e anche se era impossibile provare la fondatezza dei « documenti del Priorato », era egualmente impossibile confutarla. In quanto all'influenza semitica sulla cultura franca, c'erano concrete testimonianze archeologiche. Le « vie » commerciali fenicie o semite attraversavano tutta la Francia meridionale, da Bordeaux a Marsiglia e Narbona si estendevano lungo il Rodano. Già nel VII-VI secolo a.C. c'erano insediamenti fenici non soltanto lungo la costa francese ma anche nell'entroterra, in località come Carcassonne e Tolosa. Tra i manufatti trovati in questi siti, molti erano d'origine semitica. Non è sorprendente. Nel IX secolo a.C i re fenici di Tiro avevano contratto alleanze matrimoniali con i regni di Israele e di Giuda, stabilendo così legami destinati a produrre stretti contatti tra i rispettivi popoli.
Nel 70 d.C. il sacco di Gerusalemme e la distruzione del Tempio provocarono un massiccio esodo di Ebrei dalla Terrasanta. E perciò la città di Pompei, sepolta dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., contava una comunità ebraica. Certe città della Francia meridionale, ad esempio Arles, Lunel e Narbona, offrirono un rifugio ai profughi ebrei più o meno negli stessi anni. Tuttavia l'afflusso di popolazioni ebraiche in Europa, e soprattutto in Francia, è anteriore alla caduta di Gerusalemme del I secolo. Anzi, era in atto già da prima dell'era cristiana. Tra il 106 e il 48 a.C. si formò a Roma una comunità ebraica. Non molto tempo dopo ne venne fondata un'altra sul Reno, a Colonia. Certe legioni romane comprendevano contingenti di schiavi ebrei che accompagnarono i loro padroni in tutta l'Europa. Molti di questi schiavi in seguito si riscattarono od ottennero comunque la libertà, e formarono varie colonie.
Perciò vi sono molti toponimi tipicamente ebraici sparsi in tutta la Francia. Alcune di queste località sono situate proprio nel cuore del vecchio territorio merovingio. A pochi chilometri da Stenay, ad esempio, al limitare della Foresta di Woèvres dove fu assassinato Dagoberto, c'è un villaggio che si chiama Baalon. Tra Stenay e Orval c'è una cittadina che si chiama Avioth. E il monte Sion in Lorena, « la colline inspirée », in origine era Monte Semita.
Ancora una volta, sebbene non potessimo convalidare le affermazioni dei « documenti del Priorato », non potevamo neppure scartarle. Senza dubbio, l'evidenza bastava a renderle quanto meno plausibili. Eravamo quindi costretti a riconoscere che i « documenti del Priorato » potevano avere ragione: i Merovingi e le varie famiglie nobili loro discendenti potevano provenire da ceppi semitici.
Ma, ci chiedemmo, era possibile che fosse tutto qui? Poteva essere quello lo straordinario segreto che aveva causato tanti intrighi e misteri, tante macchinazioni e preoccupazioni, tante controversie e tanti conflitti nel corso dei secoli? Solo un'ennesima leggenda su una tribù perduta? E anche se non era una leggenda ma la verità, poteva spiegare veramente le motivazioni del Priorato di Sion e le rivendicazioni della dinastia merovingia? Poteva spiegare l'adesione di uomini come Leonardo e Newton o le attività delle case di Guisa e Lorena, le iniziative clandestine della Compagnia del Santo Sacramento, i segreti della massoneria di « Rito scozzese »? No, evidentemente. Perché la discendenza dalla tribù di Beniamino doveva costituire un segreto tanto esplosivo? E cosa ancora più importante, perché la discendenza dalla tribù di Beniamino doveva contare tanto, al giorno d'oggi? Come poteva chiarire le attività e gli obiettivi odierni del Priorato di Sion?
Se la nostra indagine riguardava interessi tipicamente semitici o giudaici, inoltre, perché coinvolgeva tante componenti di carattere tipicamente, anzi fervidamente cristiano? Il patto tra Clodoveo e la Chiesa di Roma, ad esempio; il cristianesimo militante di Goffredo di Buglione e la conquista di Gerusalemme; il pensiero ereticale, ma tuttavia cristiano, dei Catari e dei Cavalieri Templari; istituzioni pie come la Compagnia del Santo Sacramento; la massoneria che era « ermetica, aristocratica e cristiana »; e il coinvolgimento di tanti ecclesiastici cristiani, da eminenti principi della Chiesa a curati di campagna come Boudet e Saunière?
Poteva darsi che i Merovingi fossero di origine ebraica, ma ci sembrava in sostanza una cosa incidentale. Qualunque fosse il vero segreto della base della nostra indagine, sembrava inestricabilmente legato non soltanto al mondo ebraico dell'Antico Testamento, ma anche al cristianesimo. Insomma, la tribù di Beniamino, almeno per il momento, sembrava un « serpente di mare ». Anche se era importante, c'era sotto qualcosa più importante ancora. Qualcosa che continuava a sfuggirci.

Note
1 - Graves, "White Goddess", p. 271.
2 - Il testo integrale è il seguente:
UN JOUR LES DESCENDANTS DE BENJAMIN QUITTÈRENT LEUR PAYS, CERTAINS RESTÈRENT, DEUX MILLE ANS APRÈS GODEFROY VI, DEVIENT ROI DE JÉRUSALEM ET FONDÉ L'ORDRE DE SION - De cette legende merveilleuse qui orne l'histoire, ainsi que l'architecture d'un temple dont le sommet se perd dans l'immensité de l'espace et des temps, dont POUSSIN a voulu exprimer le mystère dans ses deux tableaux, les « Bergers d'Arcadie » se trouve sans doute le secret du trésor devant lequel, les descendants paysans et bergers du fier sicambre, méditent sur « et in arcadia ego »,
et le Roi « Midas ». Avant 1200 a notre ère - Un fait important est, l'arrivée des Hébreux dans la terre promise et leur lente installation en Caanan. Dans la Bible, au Deuteronome 33; il est dit sur BENJAMIN: C'est le bien aimé de l'Eternal, il habitera en sécurité auprès de lui, l'Eternal le couvrira toujours, et résidera entre ses épaules. 
"Il est encore dit à Josué 18 que la sort donna pour héritage aux fils de BENJAMIN parmi les quatorze villes et leur villages: JEBUS, de nos jours JERUSALEM avec ses trois points d'un triangle: GOLGHOTA, SION et BETHANIE.
Et enfin il est écrit, aux Juges 20 et 21: « Aucun de nous ne donnera sa fille pour femme à un Benjamite... O Eternel, Dieu d'Israël, pourquoi est-il arrivé en Israël qu'il manque aujourd'hui une tribù d'Israèl »
A la grande énigme de l'Arcadie VIRGILE qui était dans le secret des dieux, lève le voile aux Bucoliques X-46/50: « Tu procul a patria (nec sit mihi credere tantum). Alpinas, a, dura, nives et frigora Rheni me sine sola vides. A, te ne frigora laedant! A tibi ne teneras glacies secet aspera plantas! ».
« SIX PORTES ou le sceau de l'Etoile, voici les secrets des parchemins de l'Abbé SAUNIÈRE, Curé de Rennes-le-Château er qu'avant lui le grand initié POUSSIN connaissait lorsqu'il réalisa son oeuvre à la demande du PAPE, l'inscription sur la tombe est la méme. »
- Lobineau, Dossiers secrets, planche no. 1, 400-600.

Traduzione oltre al brano già pubblicato tradotto:
Questa meravigliosa leggenda che adorna la storia e l'architettura di un tempio la cui vetta si perde nella vastità dello spazio e del tempo, di cui POUSSIN ha voluto esprimere il mistero nei suoi due quadri, i "Pastori d'Arcadia" si trova senza dubbio il segreto del tesoro davanti al quale, i discendenti paesani e pastori del fiero Sicambro, meditano su " e in arcadia io "
e il re "Mida". 1200 prima della nostra era - Un fatto importante è, l'arrivo degli Ebrei nella Terra Promessa e la loro lenta installazione in Caanan. Nella Bibbia, in Deuteronomio 33; si dice a proposito di BENIAMINO: È l'amato dell'Eterno, egli abiterà in sicurezza da lui, l'Eterno lo coprirà sempre, e risiederà tra le spalle.
"E in Giosuè 18 è detto ancora che il destino ha dato in eredità ai figli di BENIAMINO fra quattordici tra città con i loro villaggi: JEBUS, ai nostri giorni GERUSALEMME con i suoi tre punti di un triangolo: GOLGHOTA, SION e BETHANIA. 
E infine è scritto, in Giudici 20 e 21: "Nessuno di noi darà sua figlio in moglie ad un Beniaminita ... O Eterno, Dio d'Israele, perché è successo in Israele che oggi manca una tribù di Israele "
A proposito del grande enigma dell'Arcadia VIRGILIO che era a conoscenza dei segreti degli dei, svela nelle Bucoliche X-46/50: "Tu lontana dalla patria (ah se potessi non crederlo!), sola, senza di me, vedi le nevi alpine e i ghiacci del Reno. Ah che il gelo non ti nuoccia, e tagliente non ferisca le tue tenere piante! ( e prosegue: Andrò, e quei canti, che ho composto in verso calcidico, li modulerò sul flauto del siculo pastore. E' certo: meglio patire nelle selve, fra le spelonche delle fiere, e incidere i miei amori sui teneri alberi. Questi cresceranno, e anche voi crescerete, amori.)" 
"SEI PORTE o sigillo della Stella, ecco i segreti delle pergamene dell'Abate SAUNIÈRE, Curato di Rennes-le-Château che prima di lui il grande iniziato POUSSIN conosceva allorchè realizzò la sua opera su richiesta del PAPA, l'iscrizione sulla tomba è la medesima."

Bergers d'Arcadie (Pastori d'Arcadia) 1°
di Nicolas Poussin
particolare della scritta



















La scritta che i pastori indicano è sempre la stessa:  ET IN ARCADIA EGO

particolare della scritta
Bergers d'Arcadie (Pastori d'Arcadia) 2°
di Nicolas Poussin

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